Adele, 25: un disco di transizione

Prima l’hanno osannata; poi, quando ha cominciato a fare un po’ troppo successo, l’hanno massacrata. Le hanno detto di tutto: lagnosa, cicciona, ripetitiva, prodotto commerciale. Tutte parole inutili. Il nuovo album di Adele è un ottimo disco, senza se, senza ma. È vero, 25 non è all’altezza di 21, ma lei ha rispettato se stessa, lo stile che la contraddistingue, ed ha saputo anche sperimentare.

25 è il disco delle contrapposizioni: ci sono brani tipici per Adele, che rassicurano i fan affezionati; ed altri inaspettati, che vanno capiti dedicandoci un po’ di tempo. Ci sono canzoni con arrangiamenti forti e ricercati, ed altre in cui si apprezza solo un semplice pianoforte. Possiamo dire quello che volete sulla sua voce, sulla tecnica, sui temi delle sue canzoni, ma in un momento storico musicale in cui i produttori si sfidano a chi crea l’arrangiamento più pieno, maestoso, potente, Adele è una delle pochissime artiste in grado di scalare le classifiche mondiali con un pezzo piano/voce. Perché alla fine dei giochi è la melodia che fa la canzone. Per quante hit del momento, private del loro arrangiamento figo, potreste dire lo stesso?

L’album è confezionato benissimo: in copertina il viso Leggi →

La vita è come un talk radiofonico

In fondo la vita non è poi così diversa da un talk radiofonico:
bisogna avere un obiettivo e sapere a grandi linee come arrivarci, senza però porsi troppi paletti… e lasciare spazio agli imprevisti, imparando a gestirli.
Se si sbaglia e si cade, bisogna sempre andare avanti, sdrammatizzare, prendersi anche un po’ in giro, e poi fare tesoro dei propri errori per non commetterne altri.

Bisogna affrontare tutto con il sorriso e prendere le cose alla leggera, perché la vita e il talk sono brevi.. e non vale la pena predersela a male.
Può capitare di incontrare gente, parlare con persone, ascoltare tante voci e parole, ma al comando del nostro timone ci siamo sempre noi e non bisogna mai perdere il controllo.
Sia nella vita che nel talk è giusto rispettare le regole, ma bisogna anche assumersi il rischio di provare sempre cose nuove, sposare un’idea, far nascere un progetto, perché è così che si cresce.
Ed in fine, in entrambi i casi, niente sarebbe poi così bello senza musica.

Un orgasmo musicale

Succede questo.
C’è un Mi maggiore che spalanca la porta e sorride. Le chitarre classiche entrano per prime ad indicarti la strada. Nel fondo, quelle elettriche stendono un tappeto su cui sfila il pianoforte: elegante e sobrio, che di tanto in tanto, con certe variazioni in levare, ricorda a tutti che è un vero signore.
Al centro, corposi, trionfano gli archi. I veri protagonisti. Prima lenti, lunghi, decadenti; poi veloci, gelosi, arresi.
Gira tutto intorno a pochi accordi, perché la bellezza sta nel semplice. E tu a questo punto già sei travolto, immerso in un tutto che è perfezione.
C’è attenzione. C’è forza. Una sola direzione.
Intanto il basso è cupo, rotondo e appassionato: fa l’amore con la batteria, la quale marcia decisa senza distrazioni. Tutto ascende, con la leggerezza di chi scende.

Al di sopra, viole e violini si stringono, volano gli uni sulle altre, come due farfalle che si inseguono. Salgono e scendono, vanno e ritornano. Ti trascinano con loro, ti costringono alla commozione. È un’accelerazione emotiva. Costante. Un dolore che implode, poi risale e riesce ad uscire. È un salto continuo da suoni struggenti, ad atmosfere d’ira.
Sembra che Leggi →