Casilino 700 è stato raso al suolo. Dopo mesi di attesa, polemiche e denunce esasperate dei cittadini, il campo nomadi più problematico di Roma è stato smantellato. Sono cominciate la mattina dell’11 Novembre le operazioni di sgombero del campo che ospitava circa 500 rom di origine romena: squadre operative dell’AMA, assistite da Vigili del fuoco, 118, Polizia Municipale, Protezione Civile e Guardia Forestale, hanno abbattuto oltre 80 baracche abusive che occupavano il parco di Centocelle; vallata divenuta covo di microcriminalità e degrado sociale. Le forze dell’ordine hanno denunciato 19 nomadi per reati ambientali e costruzione abusiva, mentre circa 20 rom sono stati inviati all’Ufficio Stranieri in quanto privi di documenti. Questa la proposta del Comune: il rimpatrio assistito per tutti gli occupanti del campo o la collocazione nelle comunità di accoglienza per donne e bambini; proposta che la maggior parte dei nomadi ha rifiutato. All’irruzione delle forze dell’ordine, infatti, le famiglie hanno deciso di fuggire abbandonando le baracche e rifugiandosi prima nella vicina Villa de Sanctis, e dopo nello stabile della ex fabbrica di birra Heineken. Ma la mattina del 12 la polizia ha sgomberato anche l’edificio abbandonato, facendo disperdere i nomadi nel quartiere e creando un enorme clima di agitazione.

L’Ufficio Coordinamento Politiche per la Sicurezza annuncia opere di bonifica del territorio che dureranno circa 20 giorni: bisogna completare l’abbattimento delle baracche e risanare la zona contaminata da numerose discariche illegali. E mentre i rom lasciano inermi le loro abitazioni precarie con in spalla borse e valigie recuperate in fretta, il dibattito politico tra integrazione e legalità è di nuovo acceso: “Lo sgombero è stato attuato con modalità ingiuste, sbagliate e inutili – lamenta il Presidente del VII Municipio Mastrantonio -; interrompe un lavoro politico di integrazione che con grande fatica e determinazione si portava avanti da tempo”. Parole accusatorie che vengono appoggiate anche dal Presidente del VI Municipio Palmieri, secondo cui si è trattato di “un’operazione fallimentare che ha contribuito ad acuire il problema degli insediamenti abusivi”. La situazione, infatti, non è risolta, ma addirittura aggravata: tutti i nomadi sfollati saranno costretti a trovare altre collocazioni ancora più precarie, spostando il problema in altre zone.

Ma tra tutte le critiche rivolte al Comune, colpisce la reazione dei genitori e professori della scuola “Iqbal Masih”, dove studiavano alcuni rom del Casilino 700, che hanno protestato contro lo sgombero e soccorso i propri scolari: “Questa comunità di rumeni è la più attenta alla scolarizzazione che abbia mai avuto. Sono bambini pulitissimi e costanti a scuola – spiega la preside della scuola Simonetta Salacone, presente anche lei allo sgombero -; non rubano e riciclano, sono come i nostri immigrati meridionali che si spostavano per sfuggire alla povertà e vivevano nelle baraccopoli”. E mentre il prefetto di Roma Pecoraro disapprova le polemiche e spiega che è stato fatto tutto con massima assistenza e rispetto dei diritti, i cittadini parlano duramente a tutti i politici: “Secondo voi vivere in mezzo a topi, ratti e rifiuti tossici è umano? Meglio vivere lì o in una struttura comunale?”; e lanciano un ultimatum: “Se entro il 2010 non verrà sgomberato anche Casilino 900, ci incateneremo ai pini di V. Togliatti; vedremo poi come si comporterà il presidente Mastrantonio”.

Pubblicato su “Cronache Ottavo”.