Il nuovo estremismo della condizione giovanile

I tempi correnti comportano un’alta quota di disoccupati, messi a stagionare presso gli uffici di collocamento. […] Cresce una leva di giovani del tutto dipendenti, che cercano riscontro, del fatto di essere cresciuti, in qualche baldoria del sabato. Non è una gioventù bruciata, è spenta senza poter consumare altro combustibile che quello dei distributori. Hanno l’età migliore, studi svolti e li si lascia morire con le mani in mano. Quando si sfasciano nel buio di un sabato sera, hanno solo eseguito l’ultimo atto di uno spreco delle loro vite. Unica risorsa è il volontariato, che ha per regola il gratis dell’opera prestata. “Chi vuol lavorare deve farlo gratis” è il nuovo estremismo della condizione giovanile.

Gratis – Alzaia, Erri De Luca

Il 2011 mi ha mosso

Arrivo in ritardo. Non per distrazione, non per noncuranza. Solo perché la vita va più veloce di me. Io le sto dietro, la rincorro, ma col fiatone. Ogni anno mi piace tirare le somme, fare due conti con le cose fatte, con quelle abbandonate. Bilanciare le cose trovate e quelle perse, quelle scelte e quelle capitate, schiarisce la mia visione del futuro. Mi permette di sperare e di incazzarmi, di colpevolizzarmi e di complimentarmi, con sensatezza. Così sono qui, arrivato in ritardo nella forma, a scrivere già 15 giorni dopo la fine del 2011, ma assolutamente in tempo nel contenuto. Perché le cose, in fondo, si capiscono sempre dopo.

Quest’anno non c’ero, poi sì. Sono mancato e mi sono mancato. Sono andato via per trovarmi, e poi sono tornato, senza essermi davvero incontrato.  Badajoz mi ha accolto, mi ha ammaliato e poi deluso. In fondo, alla fine, mi ha un po’ cresciuto. Cinque non è un numero così piccolo.

Quest’anno ho scritto e letto molto, anche in italiano. Ho amato le pentole pulite e odiato il letto troppo corto; la corsa, il fiume, i gabbiani ad altezza d’uomo, sono cose che mi hanno fatto del bene. Ho frequentato molta gente, poi di meno; ho sorriso, sperato, sognato e sofferto d’insonnia: quest’anno ho cantato poco.

Nel 2011 i viaggi in pullman mi hanno cambiato. Ho visto la terra correre, scivolare via, trascinarsi su se stessa come il dito porta via pittura fresca. Di giorno, ma anche di notte. E mentre quello che avevo di mio mi aspettava, altrove, io respiravo l’odore dei corridoi di una città non mia: quante pubbliche figure di merda, quest’anno! 🙂

È stato un anno breve. Mi sono licenziato, ho cercato molto (no, poco), poi sono stato assunto. Ho assunto molti atteggiamenti diversi: quest’anno ho imparato a non fidarmi, a studiare le persone; ma anche a farmi conoscere, a dichiarare. Perché io mi devo assomigliare.

Quest’anno ho fatto delle scelte, preso decisioni, detto di sì dove gli altri mi hanno consigliato di no. Ho fatto ridere e forse piangere, ho riso e sicuramente pianto. E ne è valsa la pena, sempre.

Questo è stato l’anno in cui è arrivato finalmente quello che aspettavo. Ma non lo so, più, se era così quello che aspettavo. Perché io lo aspettavo da tempo e nel frattempo sono cambiato. Quello che è arrivato adesso, forse è molto meglio e devo farmene una ragione: mica è semplice accettare la felicità. Se ci penso, Mario è diventato in fretta un adolescente! 🙂

Quest’anno “Mi piace”, ci sono cascato anche io; ho partecipato a molte conferenze stampa e preso tanti appunti, e Alemanno arriva sempre tardi! Ho dedicato delle canzoni, ma nessuno ne ha dedicate a me: forse non mi piace questa cosa, ma ci penserò nel 2012. E poi va be’ , quest’anno il 23 ne ho fatti 23!

È stato l’anno delle scoperte, delle sorprese, fatte e ricevute. Quest’anno Manuel Saraca vi dà il buon pomeriggio su Radio Power Station!!: ho come l’impressione che io so fare delle cose e neanche me ne rendo conto. Direi di sì, quest’anno ho anche dimenticato, messo via perché obsoleto, ma non tutto: mica me le scordo le regole che ho scritto.

Il 2011 mi ha mosso e non posso, no, lamentarmi. Ho cominciato a scavare delle buche e a costruirci dentro, a piantarci progetti, più o meno grandi e più o meno possibili, che affiderò alle cure e ai nutrimenti del 2012. Sarò sincero, perché non lo sono stato; sarò sicuro, perché non lo sono stato; sarò me, perchè… perché sì. Anche quest’anno ho detto troppo pochi vaffanculo, ma a differenza dell’anno appena trascorso, ho stretto molte mani e questo significa che le cose le so cambiare. Sto diventando una persona nuova, mi sto vestendo di un Manuel che non conosco ancora molto bene:  mi spaventa e allo stesso tempo mi emoziona, mi entusiasma. Ma questa è una storia dell’anno prossimo.

Benvenuto 2011

Sì, ad un certo punto ci si ritrova inevitabilmente incastrati tra la massa pesante del vissuto, e il macigno incombente del futuro. Perché è così: che non venga in mente a nessuno che progettare, pensare all’avvenire, alla propria vita, e a tutto ciò che arriverà di nuovo, sia qualcosa di leggero e rasserenante. Manco per niente.

Si crea quindi uno spazio intermedio fra il vecchio e il nuovo; una specie di purgatorio personale nella propria testa in cui sì, trova posto una piacevole leggerissima speranza, ma che costringe quasi con violenza a tirare le somme. Pur non volendo, prima o poi, si riflette. Magari sotto dei fuochi d’artificio, seduti ad un tavolo con gli amici, nel proprio letto,  al buio in una stanza d’albergo. E i pensieri si mescolano, si confondono tra loro: si crea un traffico talmente confuso che è impossibile da sistemare. Se poi ami scrivere sei finito.

Quest’anno ho scattato molte foto: sorrisi, paesaggi, abbracci, nessun tramonto. Quest’anno ho scritto molto, ma letto poco. Nonostante questo, quest’anno, è nato Angelo.

In questo anno ho usato una mia canzone come colonna sonora, e Sara è stata la protagonista del primo cortometraggio che ho girato con la mia migliore amica.

Quest’anno l’università italiana mi ha deluso; ho scambiato molte email con dei professori spagnoli, e ho capito che se le cose le faccio da me riescono sicuramente meglio che se affidate ad altri.

Quest’anno ho avuto la mia prima macchina, ho dovuto contattare l’assicurazione, ho raccontato i cazzi miei a una poliziotta rincoglionita, e poi fine.

Questo è l’anno in cui ho capito che non sono solo, ho cantato in macchina con i miei amici Il sole ad Est, e questo mi basta. Be’, quest’anno 22! 🙂

Quest’anno la sabbia mi ha graffiato la caviglia, il risotto agli scampi ad Ostia ha fatto schifo, ma andare in bici sul lungomare è qualcosa che bisogna ripetere ogni estate.

Anche quest’anno mi sono comportato bene con chi non dovevo, sono stato gentile quando non era il caso, e mi ha fatto ridere sentir chiamare da un italiano “Bank of Italy” la Banca d’Italia! Ma alla fine chissenefrega più!? 🙂

Questo ultimo anno al check-in di Ciampino e Fiumicino ci sono stato pure io; ho speso un po’ di soldi per i dottori, ma forse respiro meglio; quest’anno gli applausi a Stazione Birra mi hanno proprio emozionato!

Mel 2010 ci ho ripensato molte volte, poi ho deciso. Mi sono preso alcune soddisfazioni, ma mai abbastanza. Quest’anno non mi sono meritato alcune cose, però ne ho messe in chiaro altre. Come sempre, puntualmente, anche quest’anno ho mandato troppo poche volte affanculo, e ho stretto poche mani.

Questo anno, questo brutto anno, si è chiuso definitivamente, e ha lasciato il posto ad un 2011 inedito, che per metà del suo tempo vivrò lontano. Non è neppure iniziato e già mi ha regalato paure nuove e gioie mai sentite prima. Ma questa è un’altra storia.

Benvenuto 2011!