La vita è come un talk radiofonico

In fondo la vita non è poi così diversa da un talk radiofonico:
bisogna avere un obiettivo e sapere a grandi linee come arrivarci, senza però porsi troppi paletti… e lasciare spazio agli imprevisti, imparando a gestirli.
Se si sbaglia e si cade, bisogna sempre andare avanti, sdrammatizzare, prendersi anche un po’ in giro, e poi fare tesoro dei propri errori per non commetterne altri.

Bisogna affrontare tutto con il sorriso e prendere le cose alla leggera, perché la vita e il talk sono brevi.. e non vale la pena predersela a male.
Può capitare di incontrare gente, parlare con persone, ascoltare tante voci e parole, ma al comando del nostro timone ci siamo sempre noi e non bisogna mai perdere il controllo.
Sia nella vita che nel talk è giusto rispettare le regole, ma bisogna anche assumersi il rischio di provare sempre cose nuove, sposare un’idea, far nascere un progetto, perché è così che si cresce.
Ed in fine, in entrambi i casi, niente sarebbe poi così bello senza musica.

Un orgasmo musicale

Succede questo.
C’è un Mi maggiore che spalanca la porta e sorride. Le chitarre classiche entrano per prime ad indicarti la strada. Nel fondo, quelle elettriche stendono un tappeto su cui sfila il pianoforte: elegante e sobrio, che di tanto in tanto, con certe variazioni in levare, ricorda a tutti che è un vero signore.
Al centro, corposi, trionfano gli archi. I veri protagonisti. Prima lenti, lunghi, decadenti; poi veloci, gelosi, arresi.
Gira tutto intorno a pochi accordi, perché la bellezza sta nel semplice. E tu a questo punto già sei travolto, immerso in un tutto che è perfezione.
C’è attenzione. C’è forza. Una sola direzione.
Intanto il basso è cupo, rotondo e appassionato: fa l’amore con la batteria, la quale marcia decisa senza distrazioni. Tutto ascende, con la leggerezza di chi scende.

Al di sopra, viole e violini si stringono, volano gli uni sulle altre, come due farfalle che si inseguono. Salgono e scendono, vanno e ritornano. Ti trascinano con loro, ti costringono alla commozione. È un’accelerazione emotiva. Costante. Un dolore che implode, poi risale e riesce ad uscire. È un salto continuo da suoni struggenti, ad atmosfere d’ira.
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Il meglio di me

Cosa conta veramente. Questo mi chiedo.
È più importante chi sono ora o chi sono stato?
Conta chi è Manuel adesso o come lo sono diventato? Questo mi chiedo, ogni anno.
Perché mettermi in discussione è qualcosa che mi piace. Capire chi sono e qual è il meglio che posso dare.

Nel 2014 ho dato il peggio di me, quando mi sonovergognato dei miei gusti musicali. Quando bisognava sorridere per finta, ed io non ho obiettato. Quando non restava altro che un vaffanculo, e non mi è uscito.
Pessimo. Tra i peggiori al mondo, io. Quando potevo osare e mi sono controllato, quando ho portato rispetto a chi non me ne ha portato. Quando ho lasciato che mi insegnasse le buone maniere chi non le ha mai conosciute.

Ma ho dato anche il meglio di me, quando mi sono laureato!
Quando mi sono accorto che riesco addirittura a ridere da solo: mi basta un microfono e la radio.
Sono stato il migliore, quando tutti si aspettavano che mi crollasse l’autostima e invece mi sono amato. Quando non restava altro che un vaffanculo, e finalmente m’è uscito!
Migliore. Quando mi sono innamorato due volte della stessa persona; quando le ho detto “se perdo te perdo me stesso”, e invece mi sono ritrovato.

Io non lo so se è più importante chi sono adesso a 27 anni o che 26enne sono stato. Ma sono felice di averci messo me, in ogni cosa che ho fatto.

Sarà un bel 2015.