Sabrina Alfonsi: “Vorrei un I Municipio partecipato”

Alfonsi1Una Laurea in Antropologia Culturale, Assessore alla scuola e alle pari opportunità del I Municipio dal 2006 al 2009 e Responsabile Scuola del PD romano, Sabrina Alfonsi è candidata alle Primarie per la Presidenza del nuovo Municipio I (ex I e XVII). GIROMA l’ha intervistata.

Chi è Sabrina?

“Ho 47 anni, sono una mamma (di Giulio, 13 anni, ndr) e una piccola imprenditrice. Mi sono avvicinata alla politica lavorando nel Tribunale per i diritti del malato. Ho fatto politica in quella che oggi è Cittadinanza Attiva, quindi sempre e solo in movimenti; sono arrivata per caso a frequentare la sezione dei DS di Trastevere e nel giro di 7 mesi sono diventata la segretaria del circolo. Mi sono sempre dedicata al volontariato e non ho mai fatto della politica – pur facendola con professionalità – una professione”.

È la prima volta che si candida a livello municipale?

“Mi sono già candidata nel 2006 a livello municipale, sono stata eletta Consigliere e mi sono subito dimessa per ricoprire l’incarico di Assessore alla Scuola e alle Pari Opportunità. Poi ho fatto un anno con l’attuale amministrazione e devo dire che ho deciso di candidarmi alle Primarie anche in virtù di queste esperienze. Per il I Municipio sono l’unica donna candidata, una delle poche su tutta Roma. Questo è un dato che non mi rende felice perché se non vengo eletta rischiamo di non avere donne Presidenti di Municipio. Trovo che ciò sia drammatico sia per la città che per la Regione Lazio”.

Di recente il I e il XVII Municipio sono stati accorpati, cosa pensa di questa unificazione?

“Devo dire che questa unificazione mi riunifica la vita: io ho vissuto per metà della mia vita nel Municipio XVII, essendo nata a Piazza Mazzini, ed ora vivo a Trastevere. Una vita intensa di partecipazione e coinvolgimento politico. L’unificazione sicuramente è problematica, perché è un accorpamento derivante non da un ridisegno amministrativo, ma dalla spending review, dalla sola necessità di risparmiare. A questo punto dobbiamo ridisegnare veramente anche le competenze di questi nuovi Municipi, sempre più grandi e con il doppio degli abitanti”.

Pensa che i cittadini di quelli che erano I e XVII Municipio abbiano gli stessi problemi?

Se parliamo di decoro, di ambulantato, di marciapiedi invasi da bancarelle, ci sono gli stessi problemi in entrambi i Municipi. Per esempio tutta la parte intorno a San Pietro è esattamente come la parte intorno a Trastevere, piuttosto che al Pantheon. Se parliamo di scuole, invece – avendo fatto l’Assessore alla Scuola conosco bene i problemi di tutta la città – ci sono delle differenze: nel XVII esistono strutture nate per essere edifici scolastici, quindi questo aiuta i lavori di ristrutturazione, sistemazione e più in generale di organizzazione; nel I Municipio, al contrario, abbiamo palazzi storici non idonei: per fare un esempio, il numero degli alunni in una sezione è determinato da quanto spazio hanno nell’aula, non da un piano organizzativo della scuola”.

Quali saranno le sue battaglie principali per il nuovo Municipio I?

“La prima è diffondere una nuova visione: io vorrei un Municipio partecipato, una partecipazione vera. Sto prendendo spunti da tante buone prassi sviluppate in Italia, come quella dei “laboratori di cittadinanza” del Sindaco di Feltre. Io credo che dobbiamo concludere il decentramento incompiuto di Roma e riportare il Municipio alla sua vera funzione, cioè il primo governo di prossimità, dove i cittadini e le istituzioni possano fare un lavoro insieme. Abbiamo una fortissima rete di associazioni, di singoli, di volontariato civico che in un periodo di crisi come questo non può essere sottovalutato e non considerato. Questa è la mia missione. Poi ci sono anche temi specifici: dalla grande battaglia che i cittadini stanno facendo per Via Giulia, a quella per finire di sistemare il Mercato Trionfale, dove ci sono spazi ancora abbandonati: questo crea degrado in quello che doveva essere il polo centrale delle piccole aziende agricole, un posto in cui si potesse combattere il grande commercio dei centri commerciali o dei supermercati”.

Quello dei parcheggi è sicuramente un grande problema in tutta Roma, ma in Centro Storico in particolar modo. Qual è la sua posizione nei confronti dei privilegi che spesso anche in questo ambito vengono offerti a personalità istituzionali?

È indispensabile trovare un equilibrio. Tempo fa ho fatto una grande battaglia per quel pesantissimo parcheggio che è nato a fianco alla Camera dei Deputati: credo che se lì devono esserci dei parcheggi, devono essere per i residenti. Mentre tutti i mezzi a servizio dei cittadini (macchine della polizia, vigili del fuoco, ambulanze, ecc), devono avere un privilegio che non dovrebbero avere, per esempio, le macchine dei deputati. Secondo me un deputato può arrivare a lavoro come tutti i dipendenti che lavorano in centro storico, con i mezzi pubblici, in bicicletta, a  piedi. Un altro problema parallelo è quello dei permessi sproporzionati all’uso e alla capienza. I palazzi istituzionali pesano troppo rispetto alla residenzialità. Se dovessi diventare Presidente voglio aprire una trattativa con il candidato Sindaco sulla ristrutturazione del Comando dei Vigili Urbani: attualmente se chiamiamo il Comando per chiedere un servizio specifico per il territorio, risulta che non c’è personale perché i vigili sono tutti impiegati a lavorare con personalità istituzionali. A noi serve un Comando che si occupi certamente di questo, ma anche e soprattutto del territorio”.

Tra gli altri problemi del Centro Storico, quelli relativi a persone indigenti, al degrado sociale e alla sporcizia. Come pensa di risolverli?

“I problemi sono molteplici perché esistono diverse categorie di persone indigenti. Ormai scene che prima si vedevano solo in periferia sono all’ordine del giorno anche sotto i ponti del centro di Roma. Bisogna riprendere un grande lavoro tra Comune e enti benefiche come Caritas, Comunità di Sant’Egidio, ma anche 118; fare una mappatura dei posti in cui si trovano i senzatetto e creare dei percorsi per dare loro delle possibilità. Per la sporcizia tutto dipende dall’AMA che non funziona. Io non posso pagare un servizio che non è svolto, su una materia in cui c’è gente che ha costruito patrimoni. Dopodiché è una questione di cultura: bisogna individuare il servizio migliore e abituare le persone con le regole e insegnando loro i vantaggi di una buona educazione civica. Tutto questo deve essere fatto già a partire dalle scuole”.

Perché gli elettori dovrebbero votare Sabrina Alfonsi?

“Voglio ricordare intanto che questa è la prima volta in cui Roma fa le Primarie per il Sindaco e per i Presidenti dei Municipi. Ora i cittadini possono scegliere il candidato, cosa che non è mai capitata. Addirittura nel I Municipio abbiamo sempre avuto persone non del territorio, ma calati da qualche altra parte, quindi già sarebbe importante avere un Presidente del Centro Storico. E poi perché sono una donna: un’indagine dell’Istat riporta che i governi di prossimità guidati dalle donne sono più trasparenti, meno corrotti, che non hanno inchieste e soprattutto che riescono meglio a far conciliare i tempi della vita pubblica con quelli della vita privata. In una città caotica come Roma è importante anche questo aspetto. E poi perché ci sono delle capacità professionali e amministrative che non guastano”.

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Mattia Di Tommaso per Roma: al centro la riattivazione della città

Ventotto anni, praticante avvocato e un bel bagaglio di esperienza politica sulle spalle, Mattia Di Tommaso è il più giovane candidato alle Primarie del centrosinistra a Sindaco di Roma, sostenuto anche dal Psi. GIROMA lo ha intervistato.

Qual è la sua analisi della situazione attuale di Roma?

Veniamo da cinque anni in cui la città si è spenta da un punto di vista culturale, perché nell’ultima amministrazione l’offerta culturale si è ridotta ai minimi storici. Per ciò che riguarda la mobilità, invece, Roma si è completamente paralizzata anche a causa di decisioni scellerate del Sindaco, relativamente a chi è stato messo a capo delle aziende pubbliche. E inoltre ci troviamo in una Capitale che ha perso ogni suo profilo internazionale”.

Quali sono i punti prioritari del suo programma?

“Voglio instaurare un nuovo dialogo per la mobilità: la metropolitana deve essere aperta anche di notte, soprattutto nei weekend, per migliorare gli spostamenti. Grande attenzione anche alle case, che rappresentano un’emergenza soprattutto per le giovani generazioni: Legambiente stima che ci siano oltre 300.000 abitazioni sfitte e non utilizzate che noi dobbiamo censire e assegnare a chi ne ha bisogno, secondo una graduatoria che agevoli le giovani coppie. Bisogna poi considerare al centro del dibattito tutta la tematica della riattivazione della città: localizzare gli eventi anche in periferia e permettere di sfamare quella voglia di cultura che hanno i cittadini. Solo attraverso questi processi è possibile riabilitare i quartieri, fare in modo che le piazze e i luoghi siano restituiti alle persone e non lasciati all’abbandono. Infine credo in una Roma dell’inclusione sociale, dove vengano affermati alcuni diritti fondamentali: penso ad un registro delle unioni civili, ad una politica fatta di integrazione di tutte le razze, culture e nazionalità presenti sul territorio. Una grande capitale europea non può ghettizzare nessuno”.

ditom1È sua l’iniziativa di far partecipare alle primarie anche i 16enni e la richiesta è stata accettata. Si ritiene soddisfatto?

“Sono molto contento, soprattutto per il senso simbolico di questa decisione. In questo modo abbiamo chiamato a partecipare e ad esprimersi sul futuro della città anche i giovanissimi, permettendo loro di contribuire con le loro istanze e i loro sogni, diversi sicuramente da quelli dei cittadini adulti e degli altri candidati stessi. Diciamo che è un modo per spostare l’asse del dibattito su nuovi problemi. Poi credo che la partecipazione dei giovani, soprattutto in una realtà locale, sia indispensabile”.

E come si fa ad avvicinare i giovani alla politica?

“Bisogna dare una dimostrazione quotidiana di rispetto delle istituzioni, ma anche di correttezza ed etica, che è la prima cosa che deve essere riportata a Roma. I giovani vanno ascoltati e coinvolti, cosa che i partiti non riescono più a fare. Io coinvolgo i ragazzi quando li emoziono, quando li entusiasmo sulla risoluzione concreta di un problema. Ecco perché condanno ogni tipo di demagogia che mira solo a fomentare o a denunciare la rabbia: se questo sentimento non viene accompagnato da una proposta politica finalizzata alla risoluzione del problema, rimane una rabbia sterile, fine a se stessa. È questo che differenzia il Movimento 5 Stelle dalla mia candidatura”.

Stando a contatto con i cittadini, quali sensazioni ha percepito maggiormente in loro?

C’è sfiducia e il fenomeno 5 stelle ne è la dimostrazione. Perché è chiaro il messaggio degli elettori: schemi, strutture e persone che in questi 20 anni hanno dominato la scena politica, è ora che si facciano da parte. Non si può pensare di risolvere le cose con gli stessi modi e persone che hanno concorso a generare la situazione problematica attuale. Quindi da un lato c’è rabbia, rassegnazione e delusione; però sarebbe un peccato capitale se tutto questo non fosse affrontato nel modo giusto: bisogna trasformare questa energia in qualcosa di costruttivo da mettere al servizio della città. La mia candidatura ha la sola grande ambizione di mettere al centro dell’attenzione le proposte e i progetti fondamentali da affrontare”.

Faccia un invito a votare per lei: perché gli elettori che non la conoscono dovrebbero scegliere Mattia Di Tommaso?

Perché sono portatore di istanze totalmente nuove e di un punto di osservazione diverso, non solo per un fattore anagrafico. I problemi che intendo risolvere sono quelli che vivo quotidianamente, non li riporto per sentito dire. Vivo costantemente sulla mia pelle, ad esempio, il disagio di essere precario, plurilaureato, un giovane a cui vengono tolte anche le possibilità di affermarsi. E poi credo che l’iniezione all’interno delle amministrazioni di una componente giovanile possa portare nuovo entusiasmo e passione, che male non fanno”.

Daniele Ognibene: “E’ necessario costruire un modello Lazio”

È tra i più giovani politici italiani, Daniele Ognibene, 31 anni di Velletri, inizia la sua carriera politica a soli 16 anni nella Sinistra Giovanile dove ricopre tutti gli incarichi fino a diventare Segretario della Federazione dei Castelli. Nel 2008 si candida con il Partito Democratico al Comune di Velletri ed è Assessore alla Cultura, Ambiente, Gestione rifiuti e alle Politiche giovanili. Oggi è candidato al Consiglio Regionale del Lazio con il PD.

Come si descriverebbe ai cittadini che non la conoscono?

“Mi descriverei come un giovane che ha fatto già 10 anni di esperienza amministrativa nel proprio comune. Un po’ fuori dagli schemi, forse, ma senza burattinai che lo muovono dall’alto. A differenza di altri candidati, non ho padrini che mi sponsorizzano e di questo sono molto felice. Credo che un giovane, per rappresentare la sua generazione, deve potersi misurare sulle proprie forze e non sul fatto che qualcuno a un certo punto lo benedice e gli fa fare la “carriera politica”. Mentre dal punto di vista caratteriale sono una persona molto ottimista e sempre disponibile al dialogo”.

Lei è entrato in politica prestissimo, oggi come si fa ad avvicinare i giovani alla politica?

“Molto dipende da una propria predisposizione personale, ma la cattiva politica in generale non aiuta ad avvicinare i cittadini. I ragazzi hanno bisogno di entusiasmo e un orizzonte in cui muoversi. Bisogna essere presenti sul territorio, informarsi e conoscere, perché la politica incide costantemente sulla vita di tutti noi, e se ci disinteressiamo rischiamo di danneggiarci da soli. Quindi il mio consiglio, prima ancora di intraprendere un percorso politico, è quello di imparare a conoscere certe dinamiche, avere tanti interessi e soprattutto curare le proprie passioni, perché questo aiuta a non abbrutirsi e a restare a contatto con la realtà”.

Quali sono le priorità del suo programma elettorale?

“Prima di tutto c’è bisogno di ridare serietà alla politica. Io ho deciso in maniera autonoma – ma sarà una battaglia che porterò avanti per tutti – di rinunciare al vitalizio. Mi batterò per il taglio dei costi della politica: voglio azzerare il contributo ai gruppi consiliari e proporre una riduzione degli stipendi. In assoluto credo che i costi della politica possano essere investiti meglio, per cose più proficue. Qualche settimana fa ho incontrato alcuni amici del mondo della cultura, del teatro e del cinema, ho chiesto loro cosa farebbero con 15 milioni di euro: posso dire che sono usciti progetti importanti non solo di rilancio culturale ma anche di stimolo per l’occupazione. Questo è un settore molto importante spesso messo in secondo piano, ma credo sia fondamentale per il rilancio della Regione e del Paese”.

OgnibeneE per la città di Roma in particolar modo, da dove bisogna iniziare?

“Credo sia centrale il tema dei rifiuti. Roma non può rimanere legata solo al funzionamento di una discarica. Mi sono stancato di sentir dire con aria di sufficienza che tanto siamo a Roma e che la gestione che c’è è normale. Proprio perché siamo nella città più importante del mondo, bisogna affrontare e risolvere il problema. C’è bisogno di ripensare a un modello di sviluppo sostenibile, che ci consenta di realizzare una città diversa, in cui spostarsi con i mezzi pubblici non sia un’odissea, ma un diritto, soprattutto per i diversamente abili. Bisognerebbe costruire nuovi impianti di selezione dei rifiuti rivolti alla raccolta differenziata: è incredibile che in tutta la provincia di Roma ci sia un solo impianto di compostaggio. Questo è un tema centrale perché non esiste solo l’economia del mattone, ma anche un’economia verde che deve essere strutturata e che può portare benefici importanti anche dal punto di vista occupazionale. Così come il tema dell’agricoltura. Nessuno parla più di questo, quando a Roma l’agricoltura è uno dei mercati più importanti. Bisogna, quindi, ripensare a un modello di sviluppo che metta al centro la persona e non gli interessi”.

Quali sono gli errori principali fatti dalle precedenti amministrazioni?

“Il problema più grande è che la Regione Lazio, in questi anni, non ha avuto un modello su nulla: noi conosciamo il modello sanitario Veneto o Lombardo; oppure il modello turistico dell’Emilia Romagna, della Toscana o della Puglia, ma nel Lazio le precedenti amministrazioni non hanno saputo costruire un modello su nulla. Per esempio il nostro territorio andrebbe valorizzato per il suo patrimonio culturale e nessuno mai si è occupato fino in fondo della promozione di queste bellezze. La politica è mancata tantissimo in questo settore ed ha allontanato i cittadini”.

Cosa direbbe agli elettori per convincerli a votare per lei?

Mi rendo conto che pago dazio perché sono molto giovane, ma in un momento in cui si ha bisogno di un forte cambiamento, credo che sostenere un giovane sia un investimento verso il futuro. Sarò il rappresentante delle esigenze dei cittadini e mi auguro che il rinnovamento che serve alla Regione possa avvenire anche sostenendo me. Invito tutti a contattarmi sul mio sito www.danieleognibene.it e sui Social Network, nonostante i mille impegni di queste settimane rispondo a tutti. Questo è il mio marchio di fabbrica e al di là del risultato finale ci rincontreremo dopo le elezioni, non intendo sparire: io resto in campo”.

 

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