Io uccido – G. Faletti

Io uccido non è solo un’agghiacciante vicenda di cronaca nera, ma è anche la firma di un assassino, lasciata su pareti inermi, testimoni di un massacro. Una scritta che ha più l’aria di essere un macabro promemoria piuttosto che un segno di riconoscimento. Un uomo, o nessun uomo – secondo la sua personale prospettiva psicologica – deturpa i corpi delle persone alle quali toglie la vita, strappando via, con precisione chirurgica, il loro volto.

Monte Carlo, la città del benessere, il paradiso di chi gioca con l’economia, il simbolo del barocco modernizzato, è lo scenario della storia che coinvolgerà forze di polizia, esercito, dottori, giornalisti, amori insoliti, ricordi da dimenticare e musica: quella che l’assassino, Nessuno – così nominato da se stesso e da chi guadagna scrivendo di lui – ama e di cui non può fare a meno neppure durante i suoi diabolici sacrifici notturni.

La narrazione si muove a passi lenti, ma comunque costanti nelle sue rivelazioni continue. Molti i colpi di scena che immobilizzano il lettore alle pagine fitte di eventi; una trama che riesce ad essere verosimile e coinvolgente. Si è proiettati continuamente nei panni dei personaggi coinvolti, nella loro mentalità, nei loro pensieri. Un’abile destrezza stilistica conduce l’autore a non chiarire subito determinate costruzioni che il lettore ha inevitabilmente maturato durante la lettura, e che si risolveranno solo in un secondo momento, come tanti tasselli di un puzzle che trovano ragione d’esistere solo quando vengono collocati al posto giusto. Sicuramente non un linguaggio semplicissimo, ma ad ogni modo avvolgente e intrigante nei suoi tratti ironici. Una storia che giustifica il meritato successo letterario di un Giorgio Faletti alla sua prima esperienza da scrittore. Immancabile nella propria libreria.

I segreti di Parigi – C. Augias

Come un musicista che non trascura neppure la più piccola nota del suo componimento, considerando ogni tono come fondamentale per la sua opera; o come un pittore che ama profondamente ogni più piccola sfumatura del suo dipinto, così Corrado Augias racconta e ripercorre la storia di Parigi, di una città disegnata e caratterizzata da storie, eventi ed avvenimenti che spesso passano inosservati, ma che influiscono alla realizzazione di ciò che si mostra ai nostri occhi.
L’autore affronta il suo viaggio navigando fra la letteratura francese e le storie d’amore, fino a sorvolare su contorte vicende riguardanti uccisioni, morti e conquiste. Insegue i personaggi, rincorre i dettagli e trasforma in parole le realtà di secoli di storia e di un presente sconosciuto.

I segreti di Parigi, e tutta la collana associata alle grandi città come New York, Londra e la più recente Roma, trattate da Augias, dà vita ad un personale stile narrativo, originale e poco utilizzato. L’autore si esprime, infatti, in maniera concisa, chiara ed esplicita, nonostante l’oggettiva pesantezza di numerosi dettagli che potrebbero confondere e disorientare un lettore poco esperto o non appassionato di storia.

Mentre da un lato – positivo – si osserva Parigi non come una cartolina raccontata ma come una città personificata, una donna da coccolare, una rosa da curare; da un altro aspetto – negativo – invece, il libro rischia di non prendere una vera e propria direzione: a tratti ha la forma di un racconto, a tratti di una guida turistica.

Nell’insieme è un’opera ben composta, non mancante di citazioni, rielaborazioni, traduzioni e quant’altro possa rendere migliore la prospettiva di una città bellissima come Parigi, che noi oggi osserviamo con occhi ignari.

Tutti i sognatori – F. Tuena

Il male è da sempre un mistero e una certezza. Ha molte forme: è esplicito, implicito, mascherato, palese, immenso o minuscolo. Dire di conoscerlo è mentire. Non si finisce mai di apprendere quanto possa essere insidiante,  presente nell’incoscienza (e nella coscienza) di persone che non hanno mai considerato la loro individualità al di fuori dei comandi di un Generale, o che peggio ancora hanno trovato nella guerra, sotto ogni sua forma, la propria immagine. L’amore, dal canto suo, differisce per aggettivi che si contano sulle dita di una mano.

È questo quello che si realizza dopo aver letto Tutti i sognatori. Un romanzo, una storia d’amore che nasce e si sviluppa in un tragico, drammatico periodo di guerra, in una Roma maltrattata dai violenti anni ’40. Ed è in questo scenario che Luca e Maria crescono, trovano se stessi pian piano, sognando, soffrendo, amando. Una storia divisa, come unita, da tanti sentimenti: emozioni e pensieri degni della loro età adolescenziale, mescolati ai tragici sgomenti e alle paure che la posizione politica di quel tempo offriva loro.

Le capacità descrittive di Filippo Tuena sono formidabili. Ammetto di aver dovuto sospendere la lettura più volte, quando la mia immaginazione correva e concretizzava le parole scritte su carta. Il libro, per questo, forse, non è molto scorrevole. Ma è davvero ben fatto, ricostruito adeguatamente e ricco di dettagli che fanno riflettere.

Ne consiglio vivamente la lettura a tutte le persone che conoscono bene quel periodo storico, e a chi non ne sa nulla. Non c’è niente di meglio per apprendere che leggere una storia comune a tante altre, semplicemente proiettata a qualche anno di distanza da ciò che viviamo oggi, da ciò che fa parte della nostra angolazione storica e sociale.

“Quando qualcosa ci cambia lo avvertiamo”, dice Tuena, e la lettura di questo romanzo lascia decisamente qualcosa a chi lo legge.