“Priscilla, la Regina del deserto” è Musical al Brancaccio

Dopo uno straordinario successo mondiale, numerosi riconoscimenti internazionali e milioni di spettatori sparsi nel mondo, finalmente trionfa anche a Roma “Priscilla, la regina del deserto – il Musical”. Dal 24 Gennaio al Teatro Brancaccio, un eccellente cast di attori, cantanti e ballerini porta in scena le vicende di Bernadette, Tick e Adam, una transessuale e due drag queen che decidono di lasciare la noia e i problemi della loro vita a Sidney per portare il loro irriverente spettacolo nell’entroterra australiano. Come mezzo di trasporto adottano un vecchio bus rosa a cui daranno il nome di “Priscilla” e con cui attraverseranno il deserto.

Priscilla musicalTratto dall’omonimo film di Stephan Elliot – che già nel 1994 ottenne numerosi consensi – il musical firmato dalla regia di Simon Phillips è un uragano di colori, danze e battute che travolge e manda in estasi gli spettatori. Oltre 500 costumi ricostruiti alla perfezione e una colonna sonora di 25 intramontabili hit internazionali suonate dal vivo, scandiscono il ritmo di un’avventura on the road estremamente affascinante, che porta con sé ironia e commozione. Si parla di famiglia, di omogenitorialità e transessualità; una sfida alla società e ai pregiudizi, che con una comicità attenta e pungente vengono sdoganati e derisi.

Teatro affollato e pienone di vip alla prima dello spettacolo, che ha lasciato a bocca aperta stampa e appassionati, gettando il pubblico in un esilarante clima di festa. Applausi interminabili e standing ovation per i tre protagonisti: Simone Leonardi nella parte di Bernadette; Antonello Angiolillo nel ruolo di Tick/Mitzi e Mirko Ranù nei panni di Adam/Felicia, che hanno dato prova di uno straordinario talento canoro e recitativo.

Uno spettacolo da sold out, per tutti, in una città che non ha mai apprezzato a dovere il genere del musical, e che rischia di replicare l’enorme successo ottenuto già a Sidney, Londra, Broadway e Milano. Assolutamente imperdibile.

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Michela Andreozzi torna in scena con “Ti vuoi mettere con me?”

Ti vuoi mettere con me? L’amore al tempo delle mele è il nuovo spettacolo di Michela Andreozzi al Teatro Ambra alla Garbatella. Dal 15 al 20 Gennaio 2013 l’attrice romana veste i panni di numerosi personaggi e porta in scena i più comuni cliché adolescenziali, dal diario segreto alle interminabili telefonate con le amiche, dal rapporto grottesco con i genitori ai primi indimenticabili amori.

Con dovizia di dettagli e una narrazione che è quasi cronaca giornalistica, l’Andreozzi ti racconta in faccia la tua storia, perché è la storia di tutti: un sapiente tuffo nel passato, nei microdrammi giovanili che non hanno risparmiato nessuno e che hanno segnato irrimediabilmente le nostre vite. Chiunque abbia avuto 15 anni non potrà fare a meno di ritrovare se stesso nelle frasi insensate di un diario di seconda media, nei rapporti a volte buffi a volte crudeli fra compagni di banco, e in quella dolcissima paura di innamorarsi che in fondo non ci ha mai abbandonato neanche da adulti.

Si ride, si scherza, ci si ricorda con ironica nostalgia di gesti e frasi che hanno avuto un loro tempo e che nessuno riporterà più indietro. Chi utilizzerà più una prolunga del telefono? Chi userà ancora una penna per riavvolgere il nastro di una musicassetta? L’essere umano si contraddice: passa l’adolescenza a cercare di capire se è carne o pesce – dice l’attrice – e una volta che lo ha capito vanno di moda i vegetariani.

Dopo i numerosi successi televisivi, cinematografici e teatrali, Michela Andreozzi scrive con Paola Tiziana Cruciani e Giorgio Scarselli uno spettacolo da 10 e lode: la musica è dal vivo, in una cornice scenica essenziale ma ben calibrata; canta, l’attrice, e fa cantare il pubblico, lo coinvolge ed analizza la personalità degli spettatori in base al tipo di diario che hanno avuto da giovani. Un dialogo a più epoche e a più dialetti, quelli egregiamente interpretati dalla comica romana, che sa intrattenere e passare da un registro ad un altro senza perdere un colpo.

“Ti vuoi mettere con me? L’amore al tempo delle mele” è l’occasione giusta per trascorrere una serata piacevole, con una comicità fresca e brillante. Questo è uno spettacolo divertente sul serio.

Giorgio Tirabassi è Coatto Unico al Teatro Vittoria

Giorgio Tirabassi torna in scena con “Coatto unico senza intervallo”al Teatro Vittoria di Roma. Fino al 16 Dicembre l’attore romano vestirà i panni di personaggi comici e drammatici, in un monologo recitato, cantato e suonato, divertente e commovente.

C’è insolenza e presunzione nelle parole incolte dell’evasore fiscale, che sfotte lo Stato come anello più debole del paese: un’invettiva amaramente ironica che è denuncia e condanna, e che finisce per diventare quasi un consiglio paterno sulla gestione di tasse, pensioni e burocrazia. Ma c’è anche la sfortuna e la delinquenza spicciola di un rapinatore di uffici postali che vive di espedienti e ha troppi amici pronti a dargli dritte su come fare soldi.

È un Tirabassi per nulla televisivo, che porta sul palco storie di strada e di aspirazioni, voci segretamente malinconiche di una romanità di periferia che corre lungo i vicoli dei quartieri, quelli problematici in cui nessuno si trasferirebbe mai; quelli che alla fine “va be’, m’aspettavo peggio”. Lo fa cantando, suonando chitarra e fisarmonica, mescolando blues e stornelli romani con una maestria encomiabile. È un ottimo musicista, l’attore, ed un eccellente paroliere: la sua è una prosa poetizzata da versi in rima, cantati ma anche sussurrati, sofferti e partecipati.

Scritto con Daniele Costantini, Stefano Santarelli, Loredana Scaramella e Mattia Torre, Coatto Unico è uno spettacolo dai sapori classici: due musicisti e un contrabbasso elettrico sono la scena; sfondo nero e luci semplici, perché il messaggio è l’insieme. Un romanesco di tradizione, che è cultura e ignoranza al contempo, che parla di temi importanti di attualità con la voce di una generazione legata alle canzoni popolari di una volta.

Un monologo, dunque, lodevole, che per linguaggio e modo di espressione è forse un po’ distante dai giovani d’oggi, ma non è certo questo un requisito minimo per poter dare vita ad uno spettacolo comunque intelligente e di spessore.